È arrivato il momento attesissimo (ma dove?) di parlare di qualcosa che mi sta molto a cuore, parlare di una pagina Facebook che mi ha rubato il cuore, ma prima: una vecchia troia pazza fotografata da David Lachapelle.
Quanto vorrei partecipare ad una festa americana con questi sciocchi personaggi! Party in the USA con Miley Cyrus.
Comunque, oggi parlerò di qualcuno che fa del VELENO PURO. Ma prima un breve excursus:
Il fashion blogging è un fenomeno che nasce alcuni anni fa e che riguarda principalmente delle SCIOCCHERELLE (utilizzo il genere femminile per includere volutamente sia le donne che le sfrante) che scrivono di moda sui propri blog. A livello internazionale, il fashion blogging è riconosciuto come fonte di guadagni da milioni di dollari, con blog molto apprezzati e affidabili come The sartorialist o Manolo's shoe blog. Ovviamente l'industria della moda sfrutta il fenomeno, con grandi e piccole case di moda che regalano ai blogger dei loro vestiti o accessori (un po' come fanno con le celebrità) o pagandoli per proporre determinati look che si vogliono "spingere". E così i guadagni del fashion blogger aumentano, anche grazie a Google AdSense e alle odiose pubblicità tra un post e l'altro...
E in uno schiocco di dita sei milionaria e icona di stile!
Beth Ditto è una che, se non avesse fatto la cantante, sarebbe stata un'ottima fashion blogger.
Un mestiere così non può che fare gola diventando in breve tempo, dopo LA VELINA, la nuova risposta alla domanda "cosa vuoi fare da grande, dillo a nonna?"... Specialmente in Italia, dove il guadagno facile viene cercato da TUTTI (tranne che da Lele Mora, che ormai gira pubblicità di merda offrendosi per un euro). Ma se gli italiani sono tanto bravi a fare gli stilisti, meno lo sono a fare blogger di moda: infatti se l'attività principale dovrebbe essere la scrittura critica, le fescioncretine italiane preferiscono farsi fare mille foto (le più poracce le foto se le fanno con la Nikon in autoscatto) con degli outfit sapientemente creati a cazzo, scrivendo INDOSSO UNA BORSA DI GUCCI, QUANTO MI PIACE! IL VESTITO È DI VIVIENNE, LE SCARPE PRADA. Parole seguite da 360'000 fotografie inutili.
Riflessione: puoi anche indossare capi di grandi stilisti, ma c'è un sottile confine tra sembrare un'icona di stile e una contadina ucraina / una battona dell'Est Europa arricchita / una versione malriuscita di Malefica della Bella addormentata nel bosco.
E qui entra in ballo la mia pagina Facebook preferita,
La pagina prende in giro le mise improbabili, ridicole, volgari e incompetenti di Sua Somma Sedicenza Chiara Ferragni (una abbastanza conosciuta sedicenty) e della sua corte di aspiranti sedicenty (con la -y, da usare sia al singolare che plurale: un neologismo trashy!). E siccome queste care amiche hanno tutte aspirazioni internazionali, scrivono i loro post sia in italiano che in inglese per attirare un pubblico più vasto. Peccato che l'inglese utilizzato sia ad un livello infimo, peggio di quello scolastico: le sedicenty utilizzano infatti l'inglese automatico di Google Translate, come ci dimostra questo bell'esempio, preso da un blog pieno di fondotinta e scritto da una che vive a Downtown Galliate:
The outfit you see in these pictures is what I wore Saturday night for the fashion show Men / Women of Seville (soon will the photos), because of work I believe that it alone will be referred to attend, but I will refer for the week women's fashion.
Poi c'è una disperata di Catanzaro (Catanzaro is the new fashion Mecca!) che ha un ciondolo comprato da una venditrice Avon a forma di Tour Eiffel (ed è subito PARIS!) e una cazzo di borsa Renato Balestra (Avon, Tour Eiffel, Renato Balestra... già qui basterebbe per chiuderle il blog e denunciarla per oltraggio al pubblico pudore), si fa foto con dei motorini Aprilia e inginocchiata sul marciapiede indossando un maglione del padre e si crede una novella Audrey Hepburn quando invece persino Paperina balaora de flamenco ti fa un baffo!
Insomma, se volete diventare fashion blogger non dovete partire dal farvi regalare dal PAPI una reflex e un guardaroba da grido, ma dal fare:
- un corso d'inglese;
- un corso di scrittura creativa italiana;
- una full immersion di studi di moda;
- un salto dal chirurgo o, per le meno abbienti, da un bravo make up artist per fare la magia e rendervi sublimi;
- un corso di Adobe photoshop CS5. Insomma, imparare a fare qualcosa di più che usare il Clone tool per togliere i brufoli e l'aumento della saturazione e del contrasto per fare l'effetto "disagio anni '70" che va tanto di moda.
...e se dopo aver fatto tutto questo sarete ancora convinte di voler sprecare il vostro tempo a giocare a fare le bimbominkia alla moda... non avrete capito un cazzo.